La botte piena e la moglie (ambientalista) ubriaca

Circa 500.000 anni fa, forse, a seguito di un violento temporale, un albero fu colpito da un fulmine e si svilupparono fiamme altissime che attirarono l’attenzione degli ominidi presenti in quel villaggio! Oppure, forse, l’incendio fu causato da una colata di lava incandescente fuoriuscita dal cratere di un vulcano. Chissà! Fu così, forse, che l’«homo erectus» scoprì il fuoco. Molti uomini avvicinandosi a questa “cosa” nuova e sconosciuta perirono e arsero vivi.

Poi -però- c’è chi, curioso, si avvicinò con cautela, lo osservò e fu anche capace di mantenerlo vivo e poi riprodurlo. Grazie proprio a questa sua intraprendenza, avvenne “la scoperta del fuoco” fondamentale per lo sviluppo della civiltà umana. Con il fuoco ci si riparava dal freddo e ci si difendeva dagli animali, si illuminava il buio della notte, ci si riscaldava, si scoprì la cottura delle carni e dei vegetali potenziando l’assimilazione delle sostanze nutritive dei cibi da parte dell’uomo (e intorno alla fiamma gli uomini rafforzavano i loro rapporti, ponendo le basi delle prime comunità!). In una parola rese migliore la qualità della vita.

Ma quanto tempo passò dal quel primo rogo umano alla scoperta dell’utilizzazione del fuoco? Senza l’intraprendenza (e l’ostinazione!) di qualche uomo che intuì l’utilità del fuoco, ancora adesso saremmo all’epoca della pietra. E chissà quanti altri provarono a “studiare” questo fenomeno immolandosi all’altare della scienza.

I nostri avi 500.000 anni fa, nella loro più totale ignoranza e incultura, erano decisamente più saggi di noi.  Non si lasciarono spaventare dalle fiamme di un incendio. Capirono l’importanza del fuoco che, come tante altre cose, può avere anche un aspetto negativo.

Non molto diverso per la paura del nucleare! L’8 novembre 1987, l’88% degli Italiani, ipnotizzati dalle eco-cassandre, disse un NO stentoreo al referendum sulle centrali nucleari, togliendo di fatto al nostro paese un primato tecnologico che allora possedeva! Tra 2-300 anni negli e-book di storia, i ragazzi del XXIV secolo, leggeranno che gli uomini del XXI secolo, per ignoranza e paura, non riuscirono a cogliere l’utilità dell’energia nucleare spaventati da alcuni incidenti di percorso dovuti, non all’energia nucleare in sé, ma ad eventi esterni quali terremoti e tzunami.

D’altronde avere la botte piena e la moglie ubriaca è stato il sogno dell’umanità fin dall’alba dei tempi! Vorremmo sempre avere tutti i privilegi e le comodità senza rinunciare a niente… (eppure già i Latini ci avvisavano che «ubi commoda, ibi est incommoda!»). Pretendiamo le “4 tacche sul cellulare” in ogni punto della città, ma affacciandoci alla finestra non vogliamo vedere un’antenna nel raggio di 10km. In Italia produciamo 540kg. pro-capite di rifiuti solidi urbani, ma c’è sempre qualcuno che sbraita se nel proprio comune sta per sorgere un impianto di smaltimento. Siamo vittime della cosiddetta sindrome del “N.I.M.Y.” (not in my yard, non nel mio terreno)…

«NO AL NUCLEARE!» hanno sempre urlato ed urlano i filo-pseudo-ambientalisti, ed ora giustamente, ci ritroviamo ad importare dalla Francia e dalla Svizzera cospicue quantità di energia elettrica (quella francese, ironia della sorte, di natura nucleare!!).

Se facessimo un sondaggio demoscopico chiedendo cosa evochi il termine “nucleare”, sentiremmo un coro associare quella parola a tre località: Hiroshima, Cernobyl e Fukushima. Il nucleare purtroppo non è collegato, nell’immaginario collettivo, ad una grande conquista di civiltà, bensì a queste tre terribili catastrofi.

Il prof. Tullio Regge, premio Einstein per la fisica indica come unica via per il futuro dell’energia quella del nucleare. “Il nucleare– dice il prof. Regge- è un anello fondamentale nella catena energetica, ed in Italia è un anello mancante di cui pagheremo le conseguenze in futuro!

Il prof. Carlo Rubia, premio Nobel 1984 per la Fisica, rafforza l’ipotesi dello stoccaggio dei rifiuti nucleari in siti geologicamente profondi o l’incenerimento che, a sua volta, permetterebbe di produrre una piccola quantità d’energia.

Su questo stesso argomento, il prof. Angelo Ricci, presidente onorario della Società Italiana di Fisica, aggiunge che «le scorie non sono un problema tecnico, ma politico! Ci sono ormai tanti modi di smaltimento e tutti sicuri»

L’Inghilterra fu il primo paese «elettrificato» al mondo, e, per “promozione” venne offerto a tutte le famiglie l’impianto di luce gratis e un anno senza bollette. Bene, la metà di esse respinse l’offerta per la paura del nuovo.

Questa notizia ci farà senz’altro sorridere, esattamente come tra 200-300 anni rideranno dei risultati del referendum sul nucleare, in Italia, pilotati sull’onda emotiva di Chernobyl!!

Basterebbe poi ricordare che le centrali nucleari francesi distano ad 1 sola ora di strada da confine italiano… e che noi dipendiamo – energeticamente parlando – da quelle centrali, come è stato dimostrato dal black-out di qualche tempo fa…

Infine cito James F. Lovelock, biologo e fra i “guru” più ascoltati del movimento ambientalista, nonché autore dell’«Ipotesi Gaia» secondo cui la Terra è considerato come un organismo vivente. «Solo l’energia nucleare può salvare il mondo dal surriscaldamento– afferma il dott. Lovelock – evitare il ripetersi di estati torride, impedire lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia. Un ricorso intensivo dell’energia nucleare preverrà un futuro apocalittico nel quale il Polo Nord sarà ridotto a poco più di un gigantesco iceberg e la Foresta Amazzonica sarà sommersa dalle acque».

Co­loro che hanno demonizzato la Tecnologia Nucleare pacifi­ca avranno un posto sicuro nella Storia dell’Economia Ita­liana. Il posto di coloro che inflissero all’Italia un duro col­po. Quando il grande pubblico finalmente riuscirà a com­prendere il vero significato di quella rinuncia, relegherà questi demonizzatori della grande scoperta di Enrico Fermi tra i peggiori nemici non soltanto dell’indipendenza energetica nazionale ma anche della nostra prosperità.

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