Fridays for Future. Polemiche tra i pro e i contro

Non si placano le discussioni intorno alla manifestazione

Il Fridays For Future di ieri ha riscosso un notevole successo, portando in piazza un numero considerevole di studenti e cittadini. Ambientalismo, salvaguardia del pianeta per garantire un futuro duraturo al pianeta sono le motivazioni principali dei cortei.

Non sono mancate le polemiche tra le fazioni di chi criticava la manifestazione e chi la difendeva. Molto ha fatto discutere l’intervento del ministro Fioramonti, che ha chiesto ai professori di giustificare gli alunni che partecipavano allo sciopero, ma gli attacchi più numerosi li ha raccolti il simbolo di questa protesta: Greta Thunberg.

Alcune critiche possono basarsi su logiche giuste (la strumentalizzazione della sua figura o il marketing che c’è dietro, con tutti gli introiti del caso), altre invece sono assolutamente sterili e inutili, ma anche chi si pone in sua difesa, si mette sullo stesso piano e appiattisce il dibattito su posizioni che sviano l’attenzione dal reale problema e dall’argomento stesso della manifestazione di cui Greta è promotrice, la salvaguardia dell’ambiente.

Due facce della stessa medaglia, che si danno battaglia anche sugli studenti scesi “in campo”: dalle foto vere e altre no di cartacce lasciate per terra lungo il cammino dei vari cortei (e che in alcune città sono state raccolte dagli stessi studenti) alla riproduzione del mondo bruciata in piazza a Milano, ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad attacchi improduttivi, che non portano a niente, perché il principale problema non è costituito da qualche pezzo di carta gettato per terra o barattolo di vernice bruciato.

Sarebbe il caso di focalizzarsi su quali siano le battaglie che vengono portate avanti, senza distrazioni, non solo dal movimento ispirato da Greta, ma anche da altri gruppi ambientalisti di ogni colore politico: dalla limitazione dell’uso dei combustibili fossili a alla riduzione del CO2, da una raccolta differenziata che funzioni in ogni suo passaggio alla progressiva chiusura delle centrali a carbone.

Se è vero che l’iniziativa deve partire dai singoli cittadini, è altresì vero che poco possono contro la Germania che basa oltre il 50% della sua produzione energetica sulle centrali a carbone o contro i Paesi del Sud Est asiatico che gettano in mare quasi la metà della plastica rispetto al resto del mondo o obbligare gli USA a firmare il protocollo di Kyoto.

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