Inutili polemiche sul sito archeologico di Mont’e Prama

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Mont’e Prama, gli scavi inaccessibili e il ruolo degli archeologi

Sta tenendo banco in questi giorni un’accesa polemica sugli scavi di Mont’e Prama, generata dal fatto siano chiusi al pubblico. Molti lamentano questa situazione e vorrebbero che fossero accessibili per dare la possibilità di fare passeggiate informative.

Polemica sterile, perché ci sono ancora lavori e guardare uno scavo è inutile, visto che i turisti guarderebbero solo archeologi che lavorano.

Inoltre ci sono anche altri aspetti di cui non si tiene conto, come l’eventualità che qualche visitatore si faccia male e in quel caso sorgerebbe il problema della copertura finanziaria, perché si tratta a tutti gli effetti di un cantiere a cielo aperto e la presenza di turisti, non farebbe altro che intralciare i lavori.

In generale, gli scavi durano diversi anni e dipendono molto dai finanziamenti che non sempre sono stanziati puntualmente, perciò aprire al pubblico il sito significherebbe mostrare delle buche vuote, che comunque si può guardare dalla recinzione che lo circonda.

Non è la prima polemica sulla rete su Mont’e Prama: dall’accusa dell’uso di escavatori, che in archeologia si usano per togliere i primi strati di terreno, sempre sotto l’occhio vigile di un esperto, a quella che vorrebbero gli archeologi bramosi di fama e che impedirebbero ai volontari di partecipare agli scavi.

Tutto questo palesa una tendenza che negli ultimi anni vede gli archeologi e gli storici come oscurantisti che cancellano il passato della Sardegna per coprire le ricostruzioni storiche ufficiali a cui si contrappongono teorie fantasiose, portate avanti senza nessun fondamento scientifico, come per esempio quella che vede la Sardegna regno di Atlantide.

Forse sarebbe il caso di iniziare a dare voce a chi ha speso anni della sua vita nel formarsi nel campo dell’archeologia e della storia, che fa il suo lavoro con passione e dedizione, fin troppo spesso ricevendo miseri stipendi.

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