Coldiretti: “Riconoscere lo stato di emergenza per gli agriturismi”

muto di gallura

Stagione compromessa con perdite stimate intorno al 70%

Il rifiorire primaverile della natura coincide con l’avvio della nuova stagione degli agriturismo, con le cerimonie legate a prime comunioni, cresime, matrimoni e con le fattorie didattiche che ospitano le scolaresche.

A sancire il nuovo inizio è il primo ponte stagionale, quello di Pasqua, seguito poi dal 25 aprile e 1 maggio. Tutte date in cui gli agriturismo segnano, soprattutto negli ultimi anni, il tutto esaurito. Appuntamenti saltati quest’anno a causa dell’emergenza COVID-19, con porte chiuse e stagione compromessa.

Perdite importanti difficili da colmare per i bilanci di queste aziende agricole che sempre di più rappresentano un punto di riferimento per i turisti, locali e non, per mangiare prodotti locali sapientemente preparati con le ricette della tradizione dai cuochi contadini, ma anche occasione per conoscere attraverso delle vere e proprie esperienze il territorio, la sua cultura e identità.

In Sardegna ci sono 675 agriturismo che fanno ristorazione (dati Laore), 150 dei quali sono Campagna Amica. Un altro dato significativo è che il 60% delle aziende agrituristiche si trova nelle aree interne e in zone collinari, con un importante ruolo sociale di tutela ambientale e di presidio del territorio. Un pilastro della nostra società che garantisce il mantenimento e la trasmissione della cultura contadina, della tradizione rurale e della saggezza contadina. E che oggi, più di altri settori soffre pesantemente con perdite stimate in oltre il 70% del fatturato.

“Serve una terapia d’urto per cercare di arginare le gravi perdite – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –, per questo chiediamo alla Regione il riconoscimento dello stato di emergenza come già hanno fatto in altre Regioni. Gli agriturismo, la maggior parte dei quali si trovano nelle zone interne e isolate, sono anche impossibilitate a riconvertire le loro attività con la consegna a domicilio dei pasti e anzi, essendo delle aziende agricole, vedono aggravarsi le perdite dal conseguente blocco delle vendite dei propri prodotti spesso destinati alla ristorazione e ai turisti che lo frequentano”.

“Per le nostre attività, anche se importanti, non sono sufficienti le misure del decreto Cura Italia dedicate all’agricoltura – precisa Michelina Mulas, presidente regionale di Terranostra, associazione degli agriturismo Coldiretti – come la cassa integrazione in deroga per i collaboratori, la sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali. Chiediamo e sono necessari dei sostegni economici in tempi brevi”.

Coldiretti ha già presentato al Governo una serie di misure necessarie per ripartire come l’abolizione della tassa di soggiorno, la semplificazione burocratica e una importante campagna di comunicazione a favore del made in Italy e del turismo. “Misure secondo noi fondamentali per ripartire e che vanno già programmate, ma adesso, come abbiamo chiesto per tutte le altre aziende agricole è necessaria liquidità per garantirne la sopravvivenza – prosegue sulla stessa linea del presidente il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –, soprattutto per questi settori colpiti con più durezza dall’emergenza. Per gli agriturismo è una perdita quasi totale in una stagione chiave. Chiediamo un sostegno anche da parte dei Comuni, cosi come qualcuno ha già fatto, ad esempio con interventi di agevolazione sulla tari”.

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