Quasi 5mila operatori sanitari italiani positivi al Covid nell’ultimo mese

sassari ospedale

“Salgono vertiginosamente i contagi degli operatori sanitari in Italia. E non possiamo più nasconderci: siamo nel pieno della quarta ondata, con la spada di Damocle della variante Omicron che pende sulle nostre teste. Secondo il nostro ultimo report, che trae le mosse dalle elaborazioni dei dati di fonte Istituto Superiore Sanità e INAIL, sono 4684 i professionisti della salute che si sono infettati negli ultimi 30 giorni, avvicinandosi inesorabilmente a quota 5mila. Questo significa oggi, sempre tenendo conto delle percentuali INAIL di infermieri che si contagiano rispetto alla totalità del comparto (82%), che si stanno infettando 156 operatori sanitari ogni 24 ore, e di questi ben 128 sono infermieri. Indubbiamente bene ha fatto la Regione Veneto, ad oggi tra le più esposte ai nuovi contagi, con quasi 6mila casi positivi nella sola giornata di venerdì scorso, ad aumentare la frequenza dei tamponi di infermieri e medici, arrivando a portarla ad ogni 4 giorni rispetto ai 10 iniziali”. Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Il nostro sindacato, intanto, si sta attivando con i propri referenti locali, per avviare una nuova indagine interna e comprendere quali sono le criticità di regione per regione, sia per quanto concerne i contagi degli operatori sanitari che le possibili falle, che di certo non mancano, nelle strutture ospedaliere, e che finiscono come sempre per rappresentare un nuovo ostacolo da fronteggiare per i nostri infermieri, a partire da una carenza di personale che sulla base delle nostre inchieste tocca quota 80-85 mila quando i ricoveri raggiungono di nuovo l’acme e quando aumenta, di conseguenza, la necessità di maggiore supporto di nuovi professionisti al servizio della tutela della salute degli italiani.

“A questo punto, continua De Palma, è inevitabile rivolgere, da parte nostra, un appello alla Conferenza Stato Regioni, affinché tutti territori adottino gli stessi criteri, sia in tema di frequenza di tamponi (potrebbe andar bene ogni 4 giorni come ha deciso il Veneto), che in tema di monitoraggio dei livelli anticorpali al personale sanitario. Non dimentichiamo che la risposta al vaccino dipende da persona a persona, e che tenere in servizio in un reparto Covid infermieri e/o medici con una carente risposta immunitaria, significa mettere a rischio il loro stato di salute e quello di tutti coloro che vi entrano a contatto. Insomma, è necessario agire organizzativamente: bisogna mettere in sicurezza i sanitari con una scarsa risposta immunitaria, anche se sono stati vaccinati con 2 o 3 dosi”.

“Perché ancora si tergiversa? Possibile che in una emergenza del genere non si comprenda l’importanza di adottare un provvedimento univoco, che riguardi indistintamente tutte le aziende sanitarie da Nord a Sud? Non possono essere solo le singole Regioni a presidiare tutto questo. Il Covid non riconosce perimetri, e passa da un territorio all’altro come fosse una palla di ping pong. Occorrono politiche di contrasto uniformi, provveda la Conferenza delle Regioni, impartendo indicazioni valide per tutti: in ballo ancora una volta c’è la salute degli infermieri come sempre i più esposti al rischio e naturalmente la salute collettiva degli italiani”, chiosa De Palma preoccupato.

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