L’isolamento selettivo degli anziani è davvero una misura utile?

casa di riposo

In questi ultimi giorni, l’isolamento selettivo, esclusivo solo agli anziani, è una misura restrittiva tornata sul tavolo delle discussioni, dopo che a fine marzo è stata scartata, anche per via dei pochi dati a disposizione degli esperti. Oggi, invece, a quasi otto mesi dalla prima chiusura totale indetta dal Governo, i numeri e le statistiche hanno permesso diversi studi sulle possibili conseguenze di una sua eventuale attuazione.

Uno dei più importanti è quello pubblicato da Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), nel quale si mette a punto una strategia per evitare il più possibile il pericolo di una nuova quarantena per i cittadini, misura che creerebbe danni irreparabili all’economia nazionale, con migliaia di attività destinate a chiudere per sempre.

La ricerca parte dall’analisi dei dati delle persone più colpite dal Covid: l’82% dei deceduti a causa del virus aveva più di 70 anni, percentuale che arriva al 94% se si tiene conto dei morti con più di 60 anni. La letalità plausibile del coronavirus è del 7% tra gli ultra ottantenni e dello 0,05% tra le persone comprese nella fascia d’età che va dai 30 ai 39 anni. Quindi, proteggendo gli over 65 si avrebbe un numero decisamente inferiore di decessi causati dal Covid.

Dal punto di vista economico, un lockdown selettivo per fasce d’età permetterebbe di evitare i contraccolpi più severi. In Italia nel 2019 la forza lavoro era composta da 25,9 milioni di persone. Di queste, 2,3 milioni (il 9% della forza lavoro) erano ultra-sessantenni. Salendo di soli cinque anni, i lavoratori ultra-sessantacinquenni si riducono già a circa 600.000 persone (il 2,4% del totale), mentre se considerassimo solo gli ultra-settantenni ci fermeremmo a circa 130.000 (lo 0,5% del totale).

Dal punto di vista sanitario, l’isolamento delle persone anziane non sarebbe, da solo, una soluzione al problema della saturazione degli ospedali, ma renderebbe ogni livello di contagio notevolmente più sostenibile, perché sia il numero massimo delle persone che necessiterebbero di terapia intensiva, sia la velocità di riempimento dei posti a disposizione sarebbero nettamente inferiori.

Nel caso di isolamento selettivo, quale sarebbe la strategia migliore?

Se si dovesse puntare sull’isolare le persone più a rischio e tenendo conto che il “contatto zero” con l’esterno è impossibile, la soluzione migliore sarebbe quella di far ridurre le loro interazioni sociali, anche con i familiari, magari dandogli anche l’opportunità di uscire, ma sempre evitando luoghi affollati, come i supermercati per esempio.

Molti ultra sessantenni vivono con i propri familiari, perciò anche loro dovrebbero, in questo caso, seguire una sorta di isolamento, dando la possibilità del lavoro da casa, dove possibile. Inoltre, si potrebbero attivare servizi dedicata, come la spesa portata a casa, e continuare sul servizio offerto dalle Poste, che permette di recapitare direttamente nel proprio domicilio la pensione, consegnata direttamente dai carabinieri.

L’ipotesi di organizzare alcune strutture, come gli hotel, dove ospitare le persone anziane è da scartare, perché potrebbe rivelarsi una scelta boomerang, provocando contagi di massa, come è avvenuto in molte residenze sanitarie assistenziali e in più avrebbe costi proibitivi.

Durante una pandemia non esiste un “ottimo”, ma solo un “meno peggio”. Questa soluzione potrebbe essere un compromesso tra minimizzare il rischio di morte (tutelando la salute dei soggetti a rischio e diminuendo la pressione sul sistema ospedaliero nazionale) e ridurre l’impatto sull’economia, dando la possibilità alle attività di continuare a lavorare, rispettando sempre le misure antiCovid.

Non solo gli anziani dovrebbero essere interessati dalla misura, ma anche tutte le persone con problemi specifici di salute, come le malattie cardiovascolari, polmonari e le neoplasie, come i tumori. Ovviamente tutti dovranno continuare rispettare le norme sull’igienizzazione e sulle mascherine.

Villa ricorda che queste sono solo proposte sui modi e sui particolari, ma ritiene sbagliato che quella dell’isolamento selettivo sia un’opzione da scartare o da non considerare a priori. La consapevolezza che l’isolamento selettivo non possa essere “la” soluzione, ma soltanto una tra le diverse possibilità da valutare, non dovrebbe impedirne una serena, ma urgente, discussione.

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