Sassari – Censurati diversi post nel profilo di Mariolino Andria

Facebook colpisce ancora

Alcuni giorni fa, il consigliere comunale Mariolino Andria ha denunciato sul social la censura di alcuni suoi post riguardanti diversi temi, come convocazioni consiliari e il trasporto pubblico.

L’oscuramento dei post è stato causato molto probabilmente dalle segnalazioni che sono arrivate e riporta a galla un argomento di attualità non di poco conto, dal momento che Facebook ormai fa parte delle nostre vite: viene usato da politici e da aziende per pubblicizzare le proprie attività e dai cittadini che pubblicano

Quindi la domanda nasce spontanea: può un’entità sovranazionale privata, ma che ha una funzione pubblica, censurare post e commenti a piacimento, in base a un certo numero di segnalazioni o in base alle regole date all’algoritmo che controlla il social?

C’è chi dice che Facebook è legittimata, in quanto privata con un proprio regolamento, mentre gli altri affermano che lo Stato Italiano ha delle regole ben precise, che cozzano con il regolamento imposto dal social al momento della sottoscrizione.

Inoltre, il Garante della privacy, Antonello Soro, qualche settimana fa ha affermato che “ogni limitazione nell’uso dei social network comprime inevitabilmente la libertà di espressione, con riflessi ulteriori quando oggetto di ‘censura’ siano idee politiche; incidendo dunque su libertà che costituiscono la pietra angolare della democrazia“.

Per far chiarezza: è come se in un locale pubblico, ma gestito da privati, un avventore esponga le proprie idee e un gruppo di avventori si lamenti con il proprietario del fatto che quelle idee non piacciono e gli chiedono di impedirgli di parlare di quei temi. E il proprietario esegue la richiesta.

Questo modus operandi va in primis contro la Costituzione, a partire dall’articolo 3 che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“, quindi, riprendendo l’esempio di prima, se il proprietario del locale zittisse quella persona o la cacciasse, sarebbe penalmente perseguibile..

Facebook è arma a doppio taglio, perché si sa con chi la censura inizia, ma non si può prevedere con chi e quando finisca. Quindi è alta la possibilità che chi oggi segnala o festeggia per quel commento o quella pagina censurata, un domani si lamenti della mannaia della censura piovuta, questa volta, su di lui o sul suo partito politico di riferimento.

Potrebbe essere un bene per tutti portare la via delle discussioni sul confronto aperto, senza voler imporre la propria idea e la propria visione, accettando anche posizioni diverse e critiche, perché altrimenti ci troveremo di fronte alla situazione stigmatizzata nel sermone di Martin Niemöller (erroneamente attribuito il più delle volte a Bertolt Brecht): “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare“.

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