“La città metropolitana è un diritto dei sardi che vivono nel nord dell’Isola”

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“Sin dal medioevo, la Sardegna è stata ripartita amministrativamente in Capo di sopra e Capo di Sotto, a differenza di altre regioni, come il Piemonte o il Lazio. Cagliari e Sassari hanno poche decine di migliaia di abitanti di differenza e se venisse restituita l’autonomia comunale a Pirri, come è stata concessa a Stintino, Sassari diverrebbe anche la città più popolosa dell’Isola, dopo essere di gran lunga quella territorialmente più estesa”. Franco Cuccureddu, coordinatore regionale di Sardegna civica, è intervenuto nella discussione sull’istituzione della città metropolitana di Sassari, oggetto negli ultimi giorni di alcune polemiche.
Secondo Cuccureddu, i danni sono da ricercare nella giunta Pigliaru che ha rotto la storica simmetria istituzionale fra Cagliari e Sassari, inventando enti privi di riscontro costituzionale, come la rete metropolitana e le città medie, e istituendo stravaganti province, come quella del Sud Sardegna, prive di identità storica, culturale e persino priva di un capoluogo riconosciuto e riconoscibile. A questo si aggiunge la riabilitazione delle province con il referendum, mentre le Unioni dei Comuni hanno prodotto maggior costi, soppresso o peggiorato i servizi, tutto il contrario del motivo per cui sono state create.
Una nuova riforma degli enti intermedi è diventata quindi quantomai urgente” afferma il coordinatore di Sardegna Civica, che evidenzia come la creazione della città metropolitana servirebbe a rimediare a un torto fatto al nord Sardegna e per dare funzionalità a due enti paralizzati, la Rete metropolitana (senza dipendenti e con tante difficoltà burocratiche) e la Provincia (con tanti dipendenti, ma privata dalle sue funzionalità e commissariata da anni). “A far da contraltare a questa situazione declinante – sottolinea Cuccureddu -, c’è invece la città metropolitana di Cagliari, che ha amministratori eletti, un Sindaco metropolitano che la rappresenta autorevolmente, dipendenti ereditati dalla vecchia provincia di Cagliari, la possibilità di sviluppare la pianificazione strategica e una enorme quantità di risorse comunitarie, statali e regionali da gestire o da girare alle imprese, che decidono di investire in quel territorio“.
“Ormai le leggi amplificano i diritti e i benefici economici a favore delle città metropolitane. Basti vedere l’esempio i 2.100 residenti di Villa San Pietro hanno potuto beneficiare del bonus di 500 euro per l’acquisto delle bici. Al contrario dei 44mila residenti ad Alghero, tagliati fuori perché la “città metropolitana” per lo Stato e l’Unione europea fa la differenza”.
Il dibattito è acceso e il consiglio regionale dovrebbe pronunciarsi nelle prossime settimane, ma compaiono i sostenitori del mantenimento della discriminazione, mascherati da minimizzatori, coloro che sostengono che sia più o meno la stessa cosa, per gli abitanti del nord Sardegna, mantenere la qualifica di “Rete” anziché ottenere quella di “città” metropolitana, generosamente riconosciuta a Cagliari. La giustificazione per differenziare Cagliari da Sassari è sempre la stessa: la densità, perché le due città non si differenziano per altri parametri, hanno più o meno gli stessi abitanti e gli stessi servizi. Però la densità non è un requisito richiesto né dai documenti comunitari né dalle norme statali, altrimenti non sarebbe potuta nascere la città metropolitana di Torino, che conta 312 comuni, molti montani con meno di 100 abitanti e distanti oltre 80 km dal capoluogo”.
“La Sicilia, che come la Sardegna, avendo uno statuto speciale, ha avuto la possibilità di scegliere e ha istituito tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina). Grazie a questa scelta lungimirante i siciliani hanno triplicato le risorse statali e comunitarie a disposizione. In Sardegna – conclude Cuccureddu -, al contrario, si è scelto di mettere in una rampa di lancio il cagliaritano, inondato di risorse pubbliche e dotato di organi democraticamente eletti, di uffici, personale ed attrezzature ed invece di parcheggiare in un binario morto, a contabilizzare i numeri di un progressivo declino, l’area del nord Sardegna, con una provincia commissariata da troppo tempo ed una Rete metropolitana fantasma, priva di personale ed anche di un semplice personal computer”.
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