Decisamente sopra le righe, l’intervento alla trasmissione “Amici” della ormai onnipresente Geppi Cucciari.
Dopo la performance alla premiazione al David di Donatello al Quirinale, con battutaccia incorporata verso il Ministro Giuli, colpevole di utilizzare un eloquio molto forbito, la Cucciari a casa della “Maria nazionale”, tra una punteggiatura e un’altra, ha disquisito sulla democrazia e l’importanza del voto (partendo in maniera palesemente subdola dal televoto per i concorrenti). In maniera poi non tanto sottintesa, ha accusato i media di non parlare del prossimo referendum.
E come non parlare dell’attore Elio Germano, il quale sempre durante la premiazione al Quirinale, ormai utilizzata come succursale del palco del 1° maggio, ha chiesto pari dignità per l’accesso all’istruzione, alla sanità da parte delle persone ricche e quelle povere e delle donne.
Dimenticando chi sta al governo, unico ad aver dato dignità vera, alle categorie più fragili e alle donne per conciliare famiglia e lavoro. Ma questo sarà argomento di altro editoriale.
Dunque, ritornando sulla cultura, mentre la sinistra con i suoi attori, attrici e personaggi dello spettacolo accusa la destra di voler “mettere le mani” sui media e limitarne cultura e libero pensiero, ecco che i “cattivissimi governanti” lasciano liberi di agire i vari Damilano (Il cavallo e la torre Rai 3), Monica Giandotti (da RaiNotte Rai 3 a Tg2 Post), Ranucci (Report), Riccardo Iacona (Presa Diretta). La musica non cambia se ci spostiamo su Mediaset con Bianca Berlinguer con il suo “É sempre (la solita) cartabianca” dove tra gli ospiti illustri (mai interrotti), spiccano i sinistri Concita De Gregorio seguita dal “qui scit omnia” Scanzi.
Sull’altra rete, ormai manifestamente non più frequentata dal partito di Via della Scrofa (FdI), ma da tutti gli ex esponenti della sinistra da tempo dipendenti INPS, sorvoliamo per non essere accusati di infierire troppo.
Insomma, la presunzione di possedere l’egemonia culturale da parte della sinistra, ha di fatto perdere il contatto con la realtà, dove ad esempio non si contano ormai più, le aggressioni agli scrittori vicini alla destra, durante le presentazioni dei libri e o i dibattiti su argomenti considerati “fastidiosi” . Università comprese. Oppure le decine di film, fiction e financo pubblicità, sotto il cappello rigido del “politicamente corretto” e conditi da messaggi palesemente subliminali. Quando ci si trova poi sul set, ad affrontare un copione che riguarda periodi storici che provocano sinistre allergie, tranne che davanti ad un bel bonifico, la prassi prevede il prendere immediatamente le distanze, quasi a volersi scusare con il proprio pubblico . Così come avvenuto con l’attore Luca Marinelli, che ha interpretato Benito Mussolini nella serie TV “M – Il Figlio del Secolo”, il quale ha dichiarato di essersi sentito “umanamente doloroso” durante l’interpretazione del ruolo. Lascio come sempre al lettore, libera interpretazione.