C’era una volta il calcio

So già che questo mio editoriale non subirà la massima approvazione dei calciofili più sfegatati, ma credo che sia importante offrire uno spunto di riflessione, sullo sport forse più seguito nel pianeta.
E si, è proprio il caso di dire che non c’è più il calcio di una volta.
Le emozioni, i sogni che venivano trasmessi da questo sport, ormai da qualche anno, sono stati trasformati e sostituiti da una ricerca spasmodica di ricavi, sponsorizzazioni e business.
L’ultimo esempio? Il mondiale per club. Vera e propria invenzione con nessun significato dal punto di vista delle classifiche mondiali e del valore sportivo , se non quello di abbeverare gli assetati di calcio, ai quali basta una partita saltata per qualsivoglia motivo, per vedersi catapultati in un deserto senza acqua.

Non per passare da nostalgico, l’età me lo consentirebbe, ma ricordo quando anni fa con il finire del campionato nel mese di giugno, i giocatori partivano per le vacanze, gli “operatori” del gossip riempivano le sacche di taccuini penne e rullini , mentre nelle stanze delle società, iniziava il carosello affascinante del calciomercato.
Erano mesi, quelli di luglio e agosto , in cui i giocatori riposavano, i tifosi attendevano con trepidazione le scelte dei loro campioni preferiti, sperando di non rivederli poi a settembre indossare una maglia diversa da quella della loro squadra preferita.

I tifosi, quelli più appassionati, si davano appuntamento per rivedere i loro beniamini,  nelle sedi dei ritiri, solitamente in alta montagna, per capire le nuove tattiche o conoscere i nuovi giocatori a disposizione della squadra del cuore.
“Da quando Baggio non gioca più, non è più domenica”, canta il grande Cesare Cremonini nel brano “Marmellata“. Già, la domenica calcistica, anche quella nel tempo modificata, così come la terminologia conseguente.

Si parla ormai infatti da anni di calcio “spezzatino”, ad indicare la disputa delle partite diluite nell’arco di tutta la settimana ormai dal lunedì alla domenica, senza soluzione di continuità. Posticipi, anticipi, recuperi, vengono proposti durante le giornate invernali, per poter soddisfare la voglia dei tifosi e con la gioia delle sempre più numerose piattaforme a pagamento,  che si contendono ex campioni per il ruolo di commentatori tecnici.

E per tornare all’ultima invenzione del mondiale per club, voglio citare le parole dell’ex tecnico del Liverpool Jürgen Klopp, il quale la definito “Una follia assoluta, la peggior idea mai sperimentata nel calcio”.
Il quale ex allenatore, più che soffermarsi sugli aspetti economici, parla soprattutto di “salute, equilibrio mentale e di una visione sostenibile dello sport” e aggiunge poi un’affermazione molto forte, dicendo che “non si può continuare così”.

Chiudo questo mio editoriale con le parole di Raphinha, giocatore brasiliano del Barcellona, il quale, sottolineando che “nessuno ha chiesto il parere dei calciatori”, parla del rischio di “ un calcio che si svuota di significato, perché senza recupero non c’è spettacolo, solo logoramento.” Se lo dice un campione come lui sicuramente c’è da riflettere.

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