Prosegue lo sciopero nei supermercati Cobec

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Non si ferma lo sciopero alla Cobec

La tensione rimane alta nei punti vendita Cobec, dove i lavoratori del sindacato UGL hanno scioperato anche questo fine settimana. Rispetto alle precedenti settimane, hanno incrociato le braccia anche il sabato, rispondendo a chi li accusava di scioperare la domenica solo per passare la giornata al mare e quindi dimostrando di non fare scioperi di comodo.

Dopo i vari incontri con l’amministratore delegato Rinaldo Carta, i lavoratori non hanno ricevuto risposte, “se non quella di aspettare a settembre”.

Le segretarie dell’UGL, Piera Bitti e Giada Sechi, hanno messo in contatto la nostra redazione con i lavoratori iscritti al sindacato e abbiamo potuto toccare con mano il disagio e la voglia di essere ascoltati.

Anni di compromessi con le varie proprietà, a cui i dipendenti davano una mano, capendo le difficoltà dell’azienda, anche perché per moltissimi di loro il punto vendita è come una casa, lavorandoci da oltre quindici anni, “ma questa volta si è superato il limite, con la proposta reiterata di un nuovo contratto, con clausole inaccettabili, che prevedono la riduzione dello stipendio anche di 400 euro”.

“A questo – continuano i lavoratori – si aggiungono le promesse non mantenute da Carta, che definisce i dipendenti di lungo corso come vecchi e costosi, nonostante questi abbiano sempre dato una mano, come nel 2014, quando avevano accettato di lavorare un’ora al giorno gratis, per venire incontro all’azienda in un momento di difficoltà”.

I dipendenti riferiscono che Rinaldo Carta gli ha detto che la società non ha soldi e che quindi bisogna ottenere il pareggio di bilancio, ma l’unica strada per arrivarci  è ridurre i costi dei dipendenti, perciò preme affinché firmino i nuovi contratti.

Dopo un confronto con i propri iscritti, l’UGL ha proposto una prossimità di un anno con la riduzione di orario del 25% per diminuire i costi, “ma l’offerta è stata ignorata”.

Abbiamo potuto vedere il disagio dei lavoratori, la frustrazione di non vedersi pagato ciò che si è lavorato e lo stato d’animo di chi è stato vessato per anni, nonostante i sacrifici fatti.

Il clima all’interno dell’azienda non è di certo sereno, ma ormai “si è arrivati a una situazione insostenibile e la reiterata proposta del nuovo contratto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perché si unisce in più alla restituzione del livello mai avvenuta e a due quattordicesime ancora da pagare”.

È difficile esprimere il malessere fisico e mentale, che si scontra con alcune voci che dicono che questi dipendenti scioperano, perché non hanno voglia di lavorare, c’è tanta voglia di ottenere i diritti che spettano, acquisiti nel corso degli anni con fatica e dedizione, ma che ora vengono meno. C’è la volontà di non fare altri passi indietro e di non accettare un contratto definito vergognoso, che significherebbe un’ulteriore perdita dei diritti fondamentali.

I lavoratori sono risoluti e hanno proclamato lo sciopero anche per le domeniche successive, finché non si otterrà un accordo che non porti alla perdita della dignità del lavoratore.

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