Come ogni anno, purtroppo, si ripete il furto di sabbia, conchiglie, sassi e nacchere di mare da parte di alcuni turisti.
Nonostante le denunce degli anni passati, la triste usanza non pare fermarsi e, addirittura, chi viene colto con il bottino afferma di non sapere costituisse reato.
Tutta la Sardegna viene interessata, da Santa Teresa Gallura a Chia, il ritornello è sempre lo stesso: la sabbia, le conchiglie e le pietre vengono conservati in bottiglie e in sacchetti di plastica, per poi essere stipate in macchina o nelle borse.
In questi anni, molto si è fatto in merito, anche grazie alla rete di volontari della pagina Facebook Sardegna rubata e depredata, che da ormai più di quattro anni, si coordinano nel social e denunciano le infrazioni.
Però, nonostante gli interventi e le leggi che hanno inasprito le pene, c’è ancora tanto da fare: i tardivi, quando proprio assenti, interventi delle forze preposte alla salvaguardia dell’ambiente, la mancata sensibilizzazione dei turisti.
Una delle loro richieste è quella di limitare il numero di accesso di turisti alle spiagge più a rischio e che non possono reggere una presenza umana oltre i limiti.
Un altro increscioso problema viene sottolineato dal comandante del Corpo forestale della Sardegna, Antonio Casula, che ricorda come le forze dell’ordine bloccano la merce rubata e notificano la sanzione, ma che poi i turisti tornano nel loro Paese e non pagano la multa.
Per ovviare a ciò, ha riferito che i legami del Corpo Forestale stanno cercando di mettere in essere una proposta, le “ganasce fiscali“, che consiste nel bloccare il veicolo di chi viene colto a rubare finché non paga la sanzione.
Un’altra idea arriva da Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico onlus (Grig), che propone di dare un Daspo ai ladri dei beni dell’isola, dal momento che le multe si sono rivelate inefficaci.
Stamattina è intervenuto anche il presidente del consiglio regionale, Michele Pais, che ha scritto al Presidente della commissione consiliare competente Giuseppe Talanas, chiedendo che siano predisposte azioni più adeguate per porre fine ad atti come questi che mettono a rischio non solo il nostro ambiente, ma la nostra cultura, e di avviare una imponente campagna informativa rivolta ai turisti e ai residenti nonché alle scuole, in modo che anche le nuove generazioni vengano fin da subito educate al senso di responsabilità nei confronti della propria terra.