Allarme cinghiali: l’invasione mette a rischio agricoltori e cittadini

animali sardegna campagne
Non è mai stato così alto in Italia l’allarme in Sardegna per l’invasione dei cinghiali e degli altri animali selvatici che distruggono i raccolti agricoli, sterminano greggi, assediano stalle, causano incidenti stradali nelle campagne, ma anche all’interno dei centri urbani con pericoli concreti per gli agricoltori ed i cittadini.

C’era anche una delegazione sarda questa mattina a Roma in occasione del blitz davanti a Montecitorio di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e ambientalisti contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.

In Italia, secondo una stima di Coldiretti su dati Regioni e Osservatorio Asaps, ci sono diecimila incidenti stradali all’anno causati da animali selvatici con 13 morti nei primi nove mesi del 2019 contro gli undici registrati in tutto l’anno precedente.

Il numero di incidenti gravi con morti o feriti per colpa di animali è aumentato del 81% sulle strade provinciali nel periodo 2010-2018 secondo l’analisi Coldiretti su dati del rapporto Aci Istat.

Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti e che – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – porta 3 italiani su 4 (72,7%) a considerare un pericolo per la circolazione sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti – che dilaga dalla montagna alla pianura, dalle zone vicino ai fiumi fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.

In Sardegna si stimano oltre 100 incidenti all’anno, con una media di un incidente ogni 3/4 giorni. In circa il 90% dei casi causati da cinghiali.

Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati.

Gli incidenti, secondo uno studio della Regione, si verificano con una percentuale maggiore tra luglio e ottobre, con la ricerca di  nuovi pascoli e la presenza dei cuccioli. Il picco si ha a novembre con l’apertura della stagione venatoria che li spinge verso la ricerca di aree più sicure.

Nel 2018 un incidente grave su 5 provocato dai selvatici è avvenuto di notte – spiega Coldiretti – ma sono le ore dell’alba e quelle del crepuscolo le più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

“Purtroppo i risarcimenti stanno passando in secondo piano – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu presenza questa mattina a Roma -, ormai sta diventando un problema di sicurezza delle persone, che merita maggiore attenzione e nuove soluzioni visti i risultati. Bene ha detto il presidente nazionale Ettore Prandini nel chiedere di agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi”.

 

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